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STRUTTURA TERRITORIALE PROVINCIALE DEL WWF ITALIA

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In Toscana si agisce in un clima di emergenza, rispondendo a richieste politiche di bassissimo livello e a interessi privati, senza adeguate basi tecnico-scientifiche e senza una visione di bacino, a scapito degli ultimi fiumi naturali rimasti e persino in aree di pregio come nei siti della rete Natura 2000.

Il WWF chiede di affrontare seriamente e con responsabilità un problema complesso che necessita di competenze e risposte di qualità:

  1. Chiediamo di tornare alla pianificazione di bacino idrografico con una programmazione a medio e lungo termine coerente ed efficace, che tenga conto del cambiamento climatico ormai in atto e sia in grado di adattarsi ad eventi estremi sempre più frequenti, restituendo spazio ai fiumi e ai loro ecosistemi e migliorando il loro stato ecologico, e non accanendosi contro di essi.

  2. Chiediamo che la gestione dei fiumi torni ad una visione di bacino e che le Autorità di Distretto acquistino finalmente il ruolo di coordinamento che gli viene dato dalle direttive europee, guidando gli altri enti verso l’attuazione di questi obiettivi sulla base di conoscenze aggiornate e innovative e non sull’onda della politica locale di turno, la stessa che ha creato il rischio autorizzando urbanizzazioni e attività in aree di esondazione. avviare una decisa azione di rinaturalizzazione fluviale con interventi integrati per ridurre il rischio idrogeologico e migliorare lo stato ecologico dei corsi d’acqua (come previsto dalla L. 133/2014);

  3. Chiediamo che sia immediatamente bloccato il consumo di suolo, almeno nella fascia di 150 metri dai fiumi: non serve esporre a rischio ulteriori beni per poi piangerne i danni, e è controproducente occupare ulteriori spazi per l’esondazione dei fiumi;

  4. Chiediamo che i comuni, soprattutto i più grandi, predispongano piani di adattamento e mitigazione ai cambiamenti climatici, che condizionino le scelte di governo favorendo il consumo di suolo “zero”;

  5. Chiediamo che si avvii urgentemente, nelle aree a maggior rischio, azioni di delocalizzazione (strutture industriali, sportive o altro) per ridare spazio ai fiumi e così contribuire alla (vera) messa in sicurezza della popolazione;

  6. Chiediamo di bloccare immediatamente ogni piano di escavazione in alveo naturale e il taglio della vegetazione ripariale, attuando invece più adeguati e moderni principi di manutenzione del territorio che tutelino anche i servizi ecosistemici;

  7. Chiediamo che si avvii una diffusa rinaturazione fluviale programmata, volta a recuperare capacità di ritenzione delle acque in montagna e collina e a ripristinare aree di esondazione naturale dei fiumi e la vegetazione ripariale.

  8. Chiediamo che siano promosse le “infrastrutture verdi” (risoluzione della Commissione europea 2013/249);

  9. Chiediamo di impiegare da parte delle Regioni, come previsto dalla legge (Dlgs.133/2014; DPCM.28/5/2015), almeno il 20% di finanziamenti della difesa del suolo per interventi integrati per la mitigazione del rischio e il miglioramento dello stato ecologico dei corsi d'acqua e la tutela degli ecosistemi e della biodiversità;

  10. Chiediamo di applicare correttamente le direttive Quadro Acque (2000/60/CE) e Alluvioni (2007/60/CE);

  11. Chiediamo di riconsiderare la pianificazione includendo gli effetti dei cambiamenti climatici, un importante aspetto che modifica l’equazione del rischio.

Leggi il report WWF “Liberiamo i fiumi. Rigeneriamo le città e i territori”

ARPAT conferma: lo stato di salute di laghi e fiumi in Toscana lontano dagli obiettivi di qualità europei